Ha fatto scalpore, conquistando le pagine dei quotidiani locali, nazionali e persino di alcuni telegiornali il video di Repubblica dove una signora dello stand dell’editrice Shalom, ospite al Meeting, confusamente e ripetendo frasi di una ingenuità imbarazzante, afferma di avere avuto indicazione di coprire la statua della Madonna. Motivo? “Sa con tutto quello che succede. Loro (gli islamici) hanno in odio la Madonna (sic!). Quindi per evitare l’abbiamo dovuto coprire”). E poi un eloquio confuso, frutto solo di tanta ingenuità (basti pensare all’affermazione “vado a consolare la Madonnina perché soffre”). Ovviamente il Meeting ha immediatamente smentito che un proprio responsabile abbia dato questa indicazione.
Chi non è ingenuo ma dotato di ben altri sentimenti è il giornalista di Repubblica, Francesco Gilioli, che così scrive a commento del video.
Lo stand della casa editrice “Shalom” è uno dei punti fermi del Meeting di Rimini. Oltre alle pubblicazioni religiose, propone ai visitatori gadget, oggetti sacri, rosari e poster. Ma quest’anno non c’è spazio per la madonna. “Siamo stati costretti a coprire la statua della Vergine – spiega la responsabile dello stand – per non offendere le altre religioni”.
di Francesco Gilioli
Questa non notizia ha generato una diffusione mediatica spropositata, che è giunta alle orecchie delle persone normali e un po’ distratte, le quali ne escono con un preciso giudizio: “anche al Meeting hanno paura dell’Islam, sono sottomessi (come hanno espressamente titolato o commentato alcuni media).” Un giudizio in cui sono caduti anche alcuni prelati. Va detto che c’è chi ha capito l’impossibilità della vicenda come il vescovo di Palestrina (“… loro passano per coraggiosi, ci mancherebbe. (…) “Non penso sia una sottomissione, non credo dai, non mi sembra una cosa che possa far pensare a una sottomissione”),il quale però di fronte al racconto così diretto tentenna. Altri ne hanno fatto invece cavallo di battaglia per loro letture personali sul Meeting e sulla Chiesa. In una parrocchia di San Leo la “notizia” è stata commentata davanti ai fedeli, al momento degli avvisi, con frasi irripetibili. Il Meeting sarebbe luogo demoniaco, secondo il mal informato (e poco accorto) sacerdote. (Fonti dirette di diversi presenti alla funzione).
A cascata ognuno procede secondo i suoi “tiramenti” (per dirla alla Guccini) che però sui mass media sono ben organizzati e orientati.
Andiamo a vedere come stanno le cose.
Il Meeting è sottomesso all’Islam? In nome del dialogo, il movimento più significativo, come presenza esterna – in uscita, direbbe papa Francesco – della Chiesa italiana sarebbe disposto a disperdere la propria identità (per timore, vantaggio, misteriose motivazioni)?
Partiamo dalle impressionanti imprecisioni, sicuramente non casuali, compiute (con perizia) da Repubblica. In primo luogo lo stand di Shalom è accolto da anni dal Meeting ma non è certo uno dei punti fermi. È uno dei tanti stand cattolici che il Meeting accoglie (certamente non a gratis). Lo stesso dicasi per Radio Maria o l’Università Cattolica, o altre realtà associative. Sono da tempo presenti al Meeting ma non certo “punti fermi”. Ma soprattutto è curioso che il giornalista, non si sia sentito in dovere di capire come mai la signora motivi il velo sulla statua così: “per non offendere le altre religioni”. Il giornalista, entrando in fiera, infatti, avrà sicuramente visto cosa c’è al Meeting (vedi il nostro piccolo viaggio fotografico più sotto). Delle due l’una. O non ha visto oppure non ha voluto vedere. Non solo. Ognuno ben sa che Maria è oggetto di culto anche per l’Islam (vedi sempre sotto) e che dunque non è un simbolo di distanza tra le due religioni. Eppure il giornalista non ha posto alcuna obiezione su questo alla signora. Si sarebbe messo in luce come tutta questa storia, risulti un clamoroso equivoco o fraintendimento. Un video davvero imbarazzante per una testata come Repubblica.
D’altro canto non è la prima volta che vengono utilizzati stand ospiti del Meeting per creare polemiche del tutto pretestuose contro gli organizzatori, generando non poca confusione. Ricordate le domande fatte alla standista dello spazio che la fiera riserva al casinò di San Marino, alla quale un giornalista chiedeva se per i cattolici dunque il denaro non fosse più lo sterco del demonio? Il giornalista lo chiedeva a lei, standista del casinò, trattandola come una volontaria del Meeting. E la bella standista, impacciata, rispondeva pure. Obiettivo ovvio: far fare una figura imbelle al Meeting.
Ma, lasciando questi esempi di giornalismo spazzatura, chiediamoci: cosa c’è realmente al Meeting? C’è sottomissione all’Islam o a un’idea di dialogo che lede la propria identità di cristiani? (si badi che questa tesi è portata avanti anche da persone che dovrebbero pur conoscere questa realtà -dovrebbero anche esserne grati, peraltro -, ma sua questo torneremo indubbiamente con altri articoli).
Facciamo una piccola passeggiata, per la fiera. È domenica, due giorni dopo il “fattaccio”.
La mattina c’è la Messa, che non è celebrata fuori dalla fiera, in luoghi nascosti e lontani da quello spazio dove sono “presenti tante religioni” (cit. dal video) ma nel salone principale e in collegamento con i video sparsi per la fiera. Sopra l’altare impera il crocifisso.
Naturalmente in fiera la Messa è celebrata per intero con Eucarestia e tutto il resto. A celebrare la Messa il vescovo della diocesi, mons. Lambiasi (e la paura di offendere le altre religioni?)
Finita la Messa comincio a girare per gli stand. Come ogni anno l’impatto visivo è molto sobrio, non vi è stata mai ostentazione di simboli religiosi. Quelli che ci sono, sono funzionali al messaggio che si vuole portare, un messaggio ben chiaro e allo tesso tempo aperto a tutti.
Incontriamo la mostra sui migranti, che termina con la croce di Lampedusa, ben visibile dall’esterno (per nulla reclusa dentro la mostra).
Qui accade un fatto curioso. Osservo in uno spazio per incontri ai lati di questa mostra, una notevole folla attorno a due relatori. È un incontro improvvisato. Uno è il prof. Gianni Mereghetti (nella foto con la maglia del Meeting, color magenta), uno dei responsabili di GS, gli studenti di CL. L’altro è Farad Bithani, islamico afgano, da tempo residente in Italia. Ha vissuto l’infanzia tra le atrocità del regime dei Talebani e credeva, sulla base dei loro insegnamenti. che il cristiano e l’occidentale fossero il nemico da uccidere. Poi arrivato in Italia qualcosa cambia.
Conoscevo la sua storia e incuriosito per questo estemporaneo incontro mi avvicino.
Ascolto alcune sue parole. Racconta come, girando per conferenze tra i giovani in Italia per narrare la sua storia (di cui esiste anche un libro), abbia incontrato tanti ragazzi che sono stati aiutati dalle sue parole a riscoprire il cristianesimo. Racconta in particolare di un giovane che aveva ripreso a frequentare i sacramenti. Racconta poi che lui, nell’incontro (che definisce commovente per accoglienza e fraternità) con famiglie cristiane italiane, abbia potuto purificare e approfondire la sua fede islamica, comprendendo le distanze da quella educazione iniziale violenta. Non solo. Parlando degli elementi comuni tra Islam e Cristianesimo, cita Maria affermando che per un Islamico non si può parlare di Maria senza l’appellativo di Santa. (E allora la storia del velo dello stand Shalom?)
Il viaggio si fa sempre più interessante.
Ma proseguiamo rapidamente. A pochi passi dallo stand di Shalom, quello da cui tutto è partito, vi è lo stand di Tracce, in cui si vedono foto del papa, di preghiere cristiane, copertine con la figura di Cristo.
Procedendo, troviamo lo stand dedicato alle reliquie di Santa Teresa di Lisieux.
Poco più in là abbiamo lo stand di Radio Maria. Nome omen, ma ci sono anche le immagini della Vergine. Lì, belle tranquille, in evidenza sul corridoio laterale e centrale.
Lungo il corridoio centrale, incrociamo “Tessere la tua lode”. Il logo della mostra presenta la croce, ben evidente.
Una delle mostre principali è su Madre Teresa, suora, di cui si approfondisce il messaggio di fede.
E chissà se qualche islamico si possa sentire irritato dalla presenza dell’Università Cattolica! Anche questo è un “punto fermo” del Meeting!
La mostra sulla Georgia è incentrata sulle croci (simbolo determinante la loro arte). All’esterno, un bel dipinto, in piena vista, di un angelo.
La figura di Cristo è presente anche in stand per ragazzi, ben visibili dal corridoio centrale della fiera.
E che dire di queste mosse su crocifissi, certamente non nascoste e occultate?
Insomma, ecco come la non notizia del video (un clamoroso equivoco su cui ho versioni molto più semplici, che però non mi interessa certo approfondire – ho pure una mia idea personale-) abbia generato giudizi, considerazioni, certezze che non trovano alcun riscontro con quanto accade in fiera in questa settimana.
A questo punto permettete una considerazione. A chi inganna lettori e ascoltatori, non ho nulla da dire. A chi prende spunto da questo fatto (a questo punto dico, indotto?) per definire il Meeting come “buco del deretano del demonio” (è stato detto anche questo!), dico che farebbe bene a rispettare un luogo che è sintesi di dialogo e identità da sempre, un luogo che risulta essere ancora una volta una sorgente di vita (ma guardatele le persone giovani e meno giovani lì presenti!) e che, quand’anche si fosse in disaccordo su qualche o molte opinioni, solo il demonio può odiare.
Grazie! Solo bisognerebbe diffonderlo sui media, come era stata diffusa la notizia relativa al video. Mi chiedo se esista un codice deontologico dei giornalisti: ho letto con stupore del direttore di QS rimosso per il titolo sulle atlete cicciottelle. Chi invece diffonde ad arte assurdità di questo tipo (non uno, ma giornalisti di varie testate), riceve encomi?
Il Meeting ha fatto la smentita subito. La notizia è una grande sciocchezza. Ho versioni differenti su come siano andate le cose. In ogni caso non c’è proporzione tra il fatto in sé e la costruzione che ne è seguita, del tutto fuorviante come ho tentato di mostrare. Ferisce che ad alimentarla (e a cascarci) ci siano persone che conoscono il Meeting ed abbiano fatto da cassa di risonanza. Sulla deontologia dei media, va beh… chiudiamo il discorso!
La menzogna insidia sempre il bene, perché la menzogna odia l”uomo.
Chiunque si presta a questi giochi di camuffamento, mezze verità o verità -1 (la più insidiosa) ha in odio qualcuno. Non una sigla, una organizzazione, ma un uomo o alcuni uomini o tanti uomini. Movente? L’invidia malevola( perché c”è anche un ‘invidia benevola, ma che meriterebbe una trattazione a parte) la quale non tollera che da qualche parte vi sia un bene, che qualcuno stia bene, e di conseguenza faccia del bene .
Durante la serata “Rai per una notte” intorno al 2002-2004, Daniele Luttazzi ebbe a dire: “c’è solo una differenza tra certi giornalisti e le prostitute: ci sono cose che le prostitute non fanno”.