La presenza di un uomo buono

don giuseppe maioliQuesta notte è tornato tra le braccia del Padre don Giuseppe Maioli. Raramente ho visto una persona come lui, testimone di un rapporto buono con le cose e soprattutto con le persone. Una bontà profonda, quasi insondabile, che colpiva subito, al primo udire la sua voce,  pacata e misurata ma piena di passione per tutto ciò che è bello, vero e buono.

Don Giuseppe era amante della bellezza come pochi. Celebre la sua cura maniacale nell’insegnarci, a noi giovani studenti affascinati dal carisma ecclesiale di Giussani,  i canti di montagna o il gregoriano. Ne usciva alla fine, dopo quarti d’ora di prove e ripetizioni – e correzioni minute- un canto (talora in centinaia radunati in saloni o sulle cime in montagna) di una bellezza unica, che ti portavi dentro per sempre.

Don Giuseppe era responsabile di Gioventù studentesca di Rimini, quando io vi entrai. Se il mio riferimento primo, e per me decisivo, era don Mario Vannini, docente di religione al Serpieri, il mio liceo, don Giuseppe rappresentava l’immagine incarnata, immediata, semplice e spontanea, di questa accoglienza sconfinata del Mistero, di questa bontà segreta nascosta nelle pieghe della realtà.

Questo inverno, rivedendo con i miei studenti Le vite degli altri, ed ascoltando la  Sinfonia per un uomo buono (la musica che induce al cambiamento la spia della Stasi) non ho potuto non pensare immediatamente a lui, già gravemente malato.  Il brano musicale esprime bene l’idea di questa bontà non banale, di questa pace densa del tumulto dell’animo proprio di quegli uomini che sono in cerca dell’infinito.

Durante l’autunno l’avevo di nuovo incrociato più da vicino, per un’occasione speciale. Aveva amato moltissimo il libro Voglio tutto, contenente gli scritti di Marta che avevo curato. Volle presentarlo alla sua nuova Parrocchia. Disse che, per quel che stava vivendo, il libro gli aveva fatto molta compagnia.ebook voglio tutto

Era la compagnia non di un semplice libro, ma la compagnia del Mistero stesso, quello che in tanti giovani riminesi abbiamo proprio imparato da lui e che lui re-imparava continuamente da chi si era incamminato sulla stessa strada. Credo che questo sia la Chiesa. Credo che questo sia il cuore del movimento di Comunione e Liberazione in cui entrambi ci siamo ritrovati: un luogo dove si sperimenta inaspettatamente -anche attraverso la malattia- l’abbraccio del Padre.  Quell’abbraccio del Padre che per lui ora è definitivo.

Grazie di tutto don Beppe e continua a starci vicino come tu sai!

(Questa sera 14 aprile alle ore 21 vi sarà una veglia presso la parrocchia di S.Ermete, domani sera 15 aprile alle ore 21 presso la parrocchia della Riconciliazione e sabato mattina 16 aprile i funerali presso la Rinciliazione alle ore 9,30)

 

Il Canto che potete ascoltare qui sotto, raccolto da Marina Valmaggi, è stato composto da don Giuseppe mentre era un giovane seminarista (fine anni ’60). Uno dei tanti canti amati dalle comunità di CL e divenuto noto in tutta la Chiesa. Un giorno, ad una vacanza dei ragazzi di GS del giugno del 2011, ero in pulmino con lui e mi chiedeva di raccontargli gli esercizi spirituali nazionali dei ragazzi, che si erano svolti un paio di mesi prima a Rimini in Fiera (2011). Gli raccontai di un filmato sullo Tsunami in Giappone, e di come si prese spunto per interrogarsi su quale roccia poggiare la propria vita. Gli raccontai poi che subito dopo il video, terribile, si eseguì il suo canto, “Se il Signore non costruisce la città”. Con un sorriso, simile a quello di un bambino, esclamò sorpreso, “Ma davvero! Lo si canta ancora! Che bello!”  Era lieto. Semplicemente, puramente, totalmente lieto di poter servire in tutto la Chiesa. Anche con questo suo bellissimo canto.

2 risposte a “La presenza di un uomo buono”

  1. Due post su facebook relativi al canto composto da don Giuseppe, meritano di essere copiati qui, perché non scivolino via con lo scorrere delle bacheche di Facebook.

    Uno è di Lorenzo Colonna-Preti ed è postato sulla mia pagina Facebook, a commento del mio articolo.
    “Lorenzo Colonna-Preti: Non lo conoscevo di persona, ma scopro ora grazie a te che fu l’autore di “Se il Signore non costruisce la città”, una canzone che imparai all’oratorio nel 1970 all’età di otto anni da dei giovani “responsabili” (così venivano allora chiamati gli educatori o animatori) giessini. Cantandola a casa ed insegnandola alla mia mamma percepii per la prima volta (ovviamente con la coscienza di un bambino) che il valore di quello che ero, della mia vita, non stava nelle cose anche buone che facevo, ma nello stare attaccato a Gesù. Grazie per questa testimonianza che mi ha riportato alla mente l’inizio del mio cammino di “personalizzazione della fede”.

    L’altro è la storia dettagliata di come quel canto giunse a Rimini, e di lì in tutta italia, grazie alle comunità di CL, raccontata da un co-protagonista, Francesco Pianori sulla sua bacheca.
    “Francesco Cecco Pianori: Eravamo seminaristi, noi quattro, con la prima “fraternità” dei preti, quella dei quattro preti che avevano cominciato a vivere insieme nella Casa di Via Medusa e si erano fatti carico di una parrocchia tutta da costruire dove c’erano solo campi e qualche casa colonica, la futura Parrocchia della Riconciliazione.
    1970-71
    Andammo a Roma in vacanza e incontrammo Beppe. Saluti, abbracci, racconti…Beppe ci fece sentire una canzone, composta da lui e suonata con la chitarra. Ricordo bene dove eravamo, in una stanza del Seminario Romano. Una bella canzone, “Se il Signore non costruisce la città”. Mi incaricai di portarla e farla conoscere a Rimini. Oggi la cantano dappertutto. Fu l’unica sua canzone.
    Amava moltissimo la musica.”

  2. Molto bellol’articolo su don Giuseppe che ho letto navigando per caso su fb! ( non tutto fb quindi è inutile…J) don Giuseppe è stato per due anni il mio prof di religione al  liceo…poi non ci siamo più tanto frequentati, qualche scuola di comunita’ quando ero giovane mamma.pero’ 4 anni fa sono andata in terra santa con don mario vannini ( anche lui- come hai scritto tu-il mio primo e potente aggancio con il movimento!), ma siccome ero una last minute non ho potuto stare in pulman con lui e i miei amici…mi sono perciò ritrovata nel bus di don Giuseppe, don paolo e la loro parrocchia di campagna…. Un’esperienza bellissima, ciò che poteva essere un contrattempo ( per alcuni lo è), per me e mia figlia si è rivelato un imprevisto molto piacevole e interessante. Don Giuseppe mi ha trattato e accolto come se il liceo fosse finito solo due anni prima!

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