Non un guerra contro i cristiani ma contro l’uomo stesso: sabato sera al Novelli il dott. Alfonso Fossà

Sabato sera, ad introdurre il concerto in favore di AVSI di cui abbiamo già ampiamente parlato, sarà presente il dott. Alfonso Fossà. Operatore di AVSI da tempo, è partito in missione già prima della nascita di questa eccezionale realtà.  Era il 1974, quando in forma un po’ avventurosa – ma sapientemente guidata -, si recava in Congo per costruire un ospedale. Quanto accadde fu ben di più, come ci racconta nella bella intervista che ci ha concesso e che vi proponiamo qui, a fondo pagina, in forma video, integralmente. Una intervista che fa nascere la voglia e la curiosità di ascoltarlo di persona sabato sera, 20 maggio, al teatro Novelli alle ore 21.

Trenta minuti di dialogo che aprono un mondo.

Per facilitarne la fruizione, per non perdere i passaggi salienti di quanto Alfonso ci ha raccontato,  l’abbiamo voluta anche descrivere con alcune parole, indicando i minuti. Infatti merita di essere ascoltata interamente e direttamente la voce del dott. Fossà, in alcuni passaggi commosso nel suo racconto. D’altro canto il tempo breve e frenetico del nostro vivere, impone che si mettano a fuoco alcuni punti per facilitare chiunque. La registrazione è del tutto artigianale, ma crediamo efficace. Ci scusiamo per due passaggi (ma non più di un paio) un poco disturbati.

L’intervista parte con il racconto,  più esteso, di come sia nato tutto. Abbiamo chiesto ad Alfonso perché (più di una volta) sia partito, cosa lo abbia spinto ad andare. Ci racconta così la scintilla che lo ha mosso e  come il progetto iniziale venne completamente trasformato dall’osservazione dei “segni” che la realtà suggeriva. Nasce così una sorta di ASL embrionale in un paese devastato e demoralizzato e poi un ospedale che fu costruito con risorse locali (in un paese privo di risorse!). L’esito fondamentale di questo lavoro è stata la responsabilizzazione degli uomini di quel luogo, l’infusione di una speranza capace di renderli costruttori.  (dall’inizio fino al minuto 14:30).

Poi abbiamo chiesto quale sia il “guadagno” del partire (dal minuto 14:30 al minuto 17:30). Qui il medico entra dentro quello che potremmo chiamare il senso del vivere, la grande incognita di una vita realizzata o meno. “Guardare i bisogni della realtà, fa scoprire – dice Alfonso rivolgendosi ai giovani – di quante risorse siete capaci, di quante energie siete in grado di dispiegare. Lasciate che la realtà provochi in voi una curiosità affettiva (…) Questo è quanto ho scoperto come guadagno.”

Abbiamo continuato chiedendo chiarimenti in merito ad un articolo scritto da lui stesso (“Non c’è disperazione qui, solo un’umanità nuova“), dov’egli dice che ad Erbil non c’era disperazione ma letizia. Un articolo quanto meno provocatorio. La risposta è la testimonianza di una positività che sembra impossibile, ma ancora viva negli occhi di Alfonso. Occhi che brillano, nel raccontare il coraggio e la fede di un popolo che ha accolto il doppio della popolazione già insediata nel quartiere cristiano di Erbil (40mila persone hanno accolto 60mila profughi, sfollati in una notte -un esodo biblico-) e che ha costruito in pochi giorni centri di accoglienza eccezionali (e che fanno impallidire di vergogna quanto sta accadendo nella ricca Italia e nella ricca Europa).  Una situazione dove non prevaleva la rabbia e il lamento, ma la letizia.  “Una pace, una pace nei campi profughi indescrivibile. (…) Non sapevamo darcene una ragione e incontriamo l’ex arcivescovo di Mosul… e abbiamo capito che lui imparava dalla sua gente.”  (ma occorre davvero sentire le parole di Fossà, dal minuto 17:30 al minuto 26,30).

Fossà nella prima risposta ci aveva  parlato anche dell’unità, in Congo, che era nata tra culture diverse (cattolici, protestanti, animisti, pagani). Così gli abbiamo chiesto come si configurasse il rapporto con l’Islam, che in quelle città (Erbil, Damasco) prendeva la forma di una violenza inaudita e volta contro i Cristiani in particolare.  Ancora una volta sorprendente la risposta tutta da ascoltare (dal minuto 26:30 alla fine).  Fossà qualifica l’ISIS come pseudo islamico (“… di religioso non hanno proprio nulla…”) e non volto contro i cristiani ma contro l’uomo in quanto tale,  e lo fa raccontando la convivenza a Damasco, in piena guerra, di persone di fede diversa così come nei campi profughi (50% cristiani, 50% islamici che convivono in armonia), persone che desiderano semplicemente vivere ed essere felici e che manifestano un’energia di vita che non può che essere espressione dello Spirito. Profondo, quasi mistico, il richiamo al Credo, (“lo spirito che da vita”), così come è ironico il riferimento alla polemica, da noi esploso in quei mesi, del Burkini, rispetto alla tolleranza e compresenza là di donne cristiane e islamiche (“le une tutte velate e le altre spogliate più che non a Rimini!”), fianco a fianco senza problemi.  Spazza via ogni ombra di scontro di religioni, a favore di una ricerca dell’umano, vera, reale, presente in quelle terre, e che persone, che prendono a pretesto la fede, vogliono cancellare per progetti ideologici o di potere.  La battaglia è aperta, ma non tra cristiani e mussulmani, bensì tra chi desidera vivere e una cultura di morte che serpeggia in forme diverse in tanti ambiti (e terre). (si veda al minuto 26,30 in particolare). Decisamente tutta da meditare la conclusione con una considerazione sull’anno della Misericordia: “là ho capito perché papa Francesco ci ha fatto meditare un anno sulla Misericordia. (…) La misericordia è senza limiti, è la condanna a vivere, a stare bene, senza limiti, (…) senza opporci a chi ci dà la vita. Mussulmani e noi stiamo soffrendo le medesime sofferenze. Non è vero che questa guerra è contro i cristiani  – come qui ci fa credere chi brandisce il cristianesimo come stendardo identitario – ma è una guerra contro l’uomo” (min.34) e infine l’affondo sulla vocazione dei cristiani e il senso della loro sofferenza e morte, dove torna una visione che va ben oltre la contingenza (e qui vi lasciamo alle parole di Alfonso).

Decisamente una persona da incontrare. Per cui appuntamento al teatro Novelli!

 

 

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